
Nel vasto e complesso universo del calcio internazionale, emergono storie che vanno oltre il risultato in campo. Due di queste storie appartengono a Mutiu Adepoju e Miguel Ángel Benítez. Da due mondi diversi – la Nigeria e il Paraguay – entrambi hanno rappresentato i loro Paesi con orgoglio, superando sfide personali e sportive per affermarsi a livello internazionale.
Mutiu Adepoju è diventato una figura emblematica del calcio nigeriano grazie al suo talento, alla sua leadership e a una caratteristica distintiva: il colpo di testa. Adepoju ha fatto parte di una generazione d’oro che ha segnato il risveglio calcistico della Nigeria negli anni ‘90. Il suo impatto nella Nazionale, come racconta RG, è stato notevole. È stato protagonista in tre edizioni della Coppa del Mondo FIFA (1994, 1998 e 2002), e ha fatto parte della squadra vincente della Coppa d’Africa nel 1994. Nel 1998, segnò contro la Spagna in uno degli incontri più emozionanti del torneo, un gol che ha consolidato la sua reputazione. Ma la sua influenza si è estesa ben oltre il campo da gioco. Dopo essersi ritirato nel 2006, Adepoju è tornato nel suo club d’origine, il Shooting Stars SC, per supportare lo sviluppo del calcio a livello locale. La sua nuova missione è diventata quella di formare le future stelle del calcio nigeriano. Ha partecipato attivamente a progetti di formazione come l’FCV Gladiator Camp, dove insegna ai giovani l’importanza di impegno, disciplina e resilienza. Nel corso della sua intervista, ha anche parlato dell’attuale panorama calcistico nigeriano, lodando giocatori come Victor Osimhen, che definisce uno dei migliori attaccanti della storia del Paese. Secondo Adepoju, la Nigeria ha un grande potenziale, ma manca ancora una direzione tecnica stabile e un’efficace gestione delle risorse per massimizzare i talenti.
Dall’altra parte del mondo, Miguel Ángel Benítez ha vissuto un percorso altrettanto intenso, ma segnato da sfide personali e risalite eroiche. Conosciuto come “El Peque”, Benítez è stato uno dei protagonisti del Paraguay nel Mondiale del 1998, dove la sua squadra ha lottato con coraggio contro la Francia padrona di casa. Quell’eliminazione fu dolorosa, ma Benítez non si lasciò abbattere. Anzi, usò quella delusione come carburante per eccellere nella stagione successiva con l’Espanyol, segnando otto gol e fornendo due assist. Tuttavia, nonostante l’ottimo rendimento, come riporta RG, fu inizialmente escluso dalla rosa per la Copa América 1999. Fu solo grazie all’infortunio di José Cardoso e all’enorme pressione popolare – inclusa quella del Presidente del Paraguay – che Benítez fu convocato all’ultimo momento. Il suo rientro fu trionfale: nella partita contro il Giappone segnò una doppietta, dimostrando tutto il suo valore. Nella partita successiva contro l’Uruguay, Benítez segnò un altro gol spettacolare, ma fu poi protagonista sfortunato ai rigori, sbagliando il penalty decisivo. Una ferita ancora aperta per lui, ma che ha affrontato con coraggio. “I rigori sono una lotteria. Ma nessuno si è mai lamentato con me, perché sapevano che davo sempre il massimo”, ha raccontato.
Mutiu Adepoju e Miguel Ángel Benítez non sono solo ex calciatori: sono esempi viventi di come il talento, l’umiltà e la perseveranza possano definire una carriera e ispirare generazioni future. Le loro vite sono la prova che il calcio è molto più che uno sport: è una scuola di vita, dove le vere vittorie si misurano non solo in gol e trofei, ma nella capacità di rialzarsi, di mettersi al servizio degli altri e di lasciare un’eredità positiva.
foto instagram personale Adepoju
L'articolo Due continenti, una passione: le storie parallele di Mutiu Adepoju e Miguel Ángel Benítez proviene da Alfredo Pedullà.