Matteo Gabbia non è uno di quei nomi che spiccano di più a livello mediatico, ma è comunque centrale in questo Milan targato Massimiliano Allegri. Centrale non solo per il ruolo che ricopre, lì in mezzo ai due braccetti, ma perché è l’anima silenziosa di questo Milan.
Cresciuto nel vivaio rossonero, Gabbia è probabilmente il giocatore che più di tutti attualmente incarna l’attaccamento alla maglia del Milan. Lo ha dimostrato anche nei momenti difficili, quando le cose andavano meno bene e, dopo sconfitte pesanti, veniva mandato di fronte alle telecamere. Lui ci ha sempre messo la faccia, con educazione e umiltà. Forse ce lo mandavano anche un po’ per questo: perché, anche in una stagione disastrosa come quella dello scorso anno, come facevi a prendertela con uno come Gabbia?
Gabbia, cuore silenzioso del Milan
E quest’anno, in cui le cose vanno decisamente meglio, Gabbia è diventato quella certezza che non ti aspetti, o meglio non fino a questo punto. In un Milan che si chiude bene e subisce poco, parte del merito è anche suo che guida il reparto difensivo. Ieri sera è stato sfortunato sul gol della Fiorentina, quando Maignan ha smanacciato il colpo di testa di Mandragora, la palla è rimbalzata proprio sul petto di Gabbia ed è finita a Gosens per il tap-in dello 0-1. Ma nel complesso ha tenuto bene prima Kean e poi Piccoli, con ordine e tanta attenzione.
Da sottolineare anche il gesto da leader vero durante l’esultanza di Leao: quando il portoghese va per togliersi la maglia, Gabbia gliela tiene addosso di forza. Un gesto semplice ma significativo e per niente banale. In uno spogliatoio servono giocatori così, perché fanno da collante con gli altri, perché ci sono cresciuti dentro e sanno cosa significa vestire questa maglia. E anche se non indossa fisicamente la fascia da capitano al braccio, è come se anche lui fosse uno dei capitani di questo Milan.
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