Il dirigente rossonero torna a parlare del VAR e della Lega Serie A: ecco cosa è successo durante l’assemblea ECA a Roma.
Zlatan Ibrahimovic protagonista dentro e fuori dal campo nell’ambiente Milan. Appesi gli scarpini al chiodo, l’ex numero 11 rossonero ha indossato i panni da dirigente continuando il suo operato nella società del Diavolo.
Durante l’assemblea dell’ECA a Roma, Ibrahimović ha rilasciato alcune dichiarazioni, tra le tanti all’ANSA. Le sue parole risuonano come un appello: non solo da dirigente, ma da uomo che ha conosciuto le fatiche del campo.
L’ex calciatore rossonero ha affrontando con chiarezza temi che da tempo affliggono il calcio moderno: le convocazioni in Nazionale, la gestione dei calendari e l’uso del VAR. Per Ibrahimovic la tutela del giocatore deve essere al centro delle politiche sportive:

“Come ex calciatore vi dico che che ci interessa giocare più alto numero possibile di partite. Più si gioca e meglio è, ma deve essere chiaro che vanno tutelati i giocatori creando un calendario adeguato, sostenibile e ben gestito. Devono essere rispettati i tempi di recupero fisico, le esigenze delle società. Anche le nazionali devono convocare i calciatori solo nei momenti di necessità”
Con queste parole, Ibrahimovic tocca un nervo scoperto per club come il Milan: una squadra che si muove tra impegni nazionali, europei e turni ravvicinati deve poter contare su tempi di recupero ragionevoli. Chiedere un calendario più giusto non è lamentarsi, ma proporre un modello che metta al centro chi gioca, non solo chi organizza.
Milan, le critiche di Ibra anche per il VAR
Oltre al calendario, Ibrahimovic ha dedicato un passaggio anche al VAR, tema ormai inevitabile nelle cronache calcistiche:

“Sono favorevole al suo utilizzo, ma deve essere usato bene. Qualunque tecnologia possa migliorare il calcio deve essere utilizzata, ma in modo efficiente senza perdite di tempo”
Con queste parole, l’ex centravanti evidenzia una posizione equilibrata: non rigetta il VAR, ma richiede che il suo uso sia fluido e non diventi elemento di stallo o confusione. È un invito, quindi, ad affinare le procedure, migliorare i protocolli e rendere trasparente l’intervento della tecnologia.
In questo senso, Ibrahimović non propone un ritorno al passato, ma una coesistenza tra l’innovazione e il rispetto del ritmo di gioco. Un’abile richiesta di equilibrio tra ciò che le regole tecnologiche possono correggere e ciò che il calcio deve poter vivere con naturalezza.
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