Adrien Rabiot, centrocampista rossonero, durante questo periodo di pausa per le nazionali ha concesso una lunga intervista a Le Figaro, nella quale ha parlato a cuore aperto del suo passato, del suo presente a Milano e delle ambizioni future con il Milan e con la sua nazionale. Ecco un estratto dei passaggi più interessanti.
Tra Marsiglia e Milano: un nuovo inizio
Sull’essere rimasto in silenzio dopo l’addio turbolento con il Marsiglia, Rabiot spiega:
“Volevo concentrarmi solo sul calcio, sulle mie prime settimane in questo nuovo club e in questa nuova vita: era importante. In generale, non sono uno che si esprime molto fuori dal campo, ma in quel momento era davvero il momento di focalizzarsi, di ripartire con la mente completamente sul calcio.”
Parlando invece della vita a Milano racconta:
“È un po’ cliché, ma è la verità: si mangia benissimo! La prima cosa che mi hanno detto quando sono arrivato al centro sportivo di Milanello è stata che la cucina lì è eccellente. Bisogna ammetterlo: se la Francia resta superiore per la gastronomia, l’Italia fa la migliore pasta del mondo. Dal punto di vista calcistico, è un Paese di veri intenditori. L’Italia vive di calcio, molto più che la Francia. Si percepisce la passione dei tifosi, che vivono per la loro squadra. In Francia ci sono grandi club e grandi gruppi di tifosi, ma qui è un’altra dimensione: è una questione di vita.”
Sogni e ambizioni
Sull’aver vestito maglie pesanti come PSG, Juventus, Marsiglia e ora Milan, il francese riflette con orgoglio:
“Non è cosa da poco aver giocato in questi quattro grandi club. È un bel biglietto da visita. Quando guardo il mio percorso, è incredibile poter aver vissuto tutto questo, difficile da immaginare quando ero più giovane. Ne sono fiero. Spero di realizzare grandi cose al Milan, di vincere titoli, in un club storico e mitico. Voglio lasciare il mio segno.”
Il Mondiale 2026 è uno degli obiettivi più forti nella mente di Rabiot:
“Sì, certo. Dobbiamo qualificarci, ma è un sogno che può diventare realtà, soprattutto vedendo il potenziale della squadra. Nel 2026 avrò 31 anni, mi sento molto bene fisicamente e mentalmente, probabilmente nella miglior forma della mia carriera. Ma un Mondiale capita solo ogni quattro anni, e non si può mancare l’occasione, perché non sai quando passerà di nuovo il treno. L’obiettivo è vincere quella stella.”
E sul Mondiale 2030, Rabiot ci spera:
“A 35 anni, se il mio corpo regge, mi vedrete ancora in campo. Guardate Luka Modric, che è con me al Milan e gioca a 40 anni! Tocchiamo ferro, ma se il fisico non mi ferma, ho ancora la passione e l’amore per il calcio per continuare. Quindi, il Mondiale 2030… perché no.”
Infine, proprio su Modric, Rabiot ha aggiunto:
“Mi ha soprattutto stupito. Vederlo allenarsi con tanta precisione, professionalità, intensità e impegno, a 40 anni, è impressionante. Davvero. È umile, dedicato, sempre al 100%. Quando vedo cosa fa con dieci anni più di me, resto senza parole.”
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